domenica 29 marzo 2009

Intervento Prof. Luigi Mosca


A.I.C.I
Associazione Italiana Counseling Integrato
TIVOLI 28 MARZO 2009
L'importanza dell'ambiente nell'equilibrio bio-psico-corporeo
Prof. Luigi Mosca
“ L'ambiente è l'insieme delle condizioni esterne e delle strutture socio-economiche, abitative, culturali ed operative per la vita di relazione, formativa e produttiva dove le persone di una data comunità vivono ed operano”.
Il mutamento repentino, della condizione umana e soprattutto giovanile di questi ultimi 30- 40 anni ha sviluppato un certo interesse, da parte dei teorici della personalità e di sociologi, nei riguardi dell'ambiente in relazione all'equilibrio biologico e psico-sociale delle persone.
La creatura umana, in sintesi, diventa il prodotto di una funzione del processo culturale che si è formato nella famiglia e nella scuola di quel particolare ambiente ed in quel periodo.
Il comportamento di un individuo, di un giovane, varia notevolmente a seconda dell'ambiente che frequenta, delle circostanze e dei momenti e del mutare delle condizioni con le quali viene a trovarsi esposto.
La "personalità è l'organizzazione dinamica, entro l'individuo, di quei sistemi psicofisici che determinano i suoi comportamenti ed il suo pensiero”.
Il termine PERSONALITA' sta ad indicare quel complesso di caratteristiche organiche, motorie, affettive, intellettuali, sociali-operative, che sono tipiche ed irripetibili di ciascuna persona
Qualcosa nel mondo dei minorenni è saltato.
In codesta realtà dinamica e diversificata qualcosa nel mondo dei minorenni è saltato. Ma non possiamo dare tutte le colpe al mondo della scuola; E' un problema di punti cardinali. Non è facile navigare senza stelle.
La famiglia.
I genitori oggi non hanno più il tempo o la voglia, di indicare ai figli i punti luminosi di riferimento; forse loro stessi non li sanno più riconoscere. In questi ultimi anni il numero dei suicidi tra gli adolescenti è quadruplicato. Il mal di vivere è diventata la malattia più insidiosa per i ragazzi, il male oscuro che insidia i figli di una società ricca, tronfia, opulenta. La completa valutazione dei paradismorfismi giovanili richiede una somma di nozioni di carattere biologico da essere di competenza di pochi che sappiano fare uso quotidiano di una metodica semiologia (dal greco semeion: segno, studio dei sintomi, ricerca della prognosi e della cura attraverso sintomi soggettivi ed obiettivi) in modo tale da poter agire, con il movimento analitico e funzionale, in senso correttivo. pena il fallimento dell'opera educativa.


Quale allora il rimedio?
Il rimedio deve partire dall'esigenza primaria ed altamente significativa che ad educare, formare, guidare i giovani ci vogliono persone preparate e fortemente motivate e competenti alfine di operare una educazione scientifica che nulla trascura, che investa tutta intera la personalità emergente di ciascun individuo, pena il fallimento dell'opera educativa.

Vediamo che cosa chiedono al "professionista" dell'educazione:
• che sappia trasmettere seriamente conoscenze ed abilità;
• niente tutorati moraleggianti, niente ricerca di atteggiamenti imperiosi del tipo "fai questo e basta!", "fai questo o quello perché te-lo-dico-io!";
• niente ricerca di un prestigio fondato sull'autoritarismo! Serve, invece, il prestigio che derivi naturalmente dall'autorità dell'insegnante.
• Meno che mai un più o meno occulto proselitismo ideologico .
Popolarità e simpatia contano poco, non lasciano "segni"; permissivismo ed accondiscendenza ancor meno.
Vogliono insegnanti che sappiano insegnare e non pontificare.
Vogliono essere "condotti" (orrore della parola negli anni post '68) con mano ferma e sicura, senza incertezze, verso la conquista di capacità e abilità tecniche, linguistiche, logico-matematiche, fisico-motorie e sportive, precise e verificabili.
Questi giovani vogliono dai loro insegnanti, altruismo e comunicazione educativa, perché è la comunicazione e l'empatia che liberano l'uomo dalle forme alienanti del vivere convulso e dall'anonimato; che aiuta il giovane a fargli prendere coscienza di sé, delle sue possibilità creative e di espressione, per gettare, così facendo, un ponte verso gli altri, sul quale l'uomo incontra altri uomini, incontra e ritrova se stesso, persona fra le persone.
L'insegnante deve essere una sorta di biologo umano, con forti conoscenze psico-pedagogiche e sociologiche e con capacità specifiche culturali e tecniche in relazione alla disciplina che si insegna.
Attraverso la programmazione educativa e didattica deve saper accordare la propria disciplina, con le altre in modo trasversale, così da suscitare nei giovani interessi e propensioni.
I conflitti che registriamo oggi fra alunni e fra alunni e docenti all'interno della scuola sono la fotografia dei conflitti e delle lacerazioni che troviamo in questa nostra società. E la soluzione di questa conflittualità non può venire dagli schemi di un rigorismo annunciato in un dibattito televisivo… Compito del politico è allora quello di dare corpo al progetto dell'educazione con leggi adeguate e fatti, anche economici, concreti.
Nel colloquio, nel rapporto tra padre e figlio i genitori non devono fare "gli amici" dei figli, non devono abdicare alla loro funzione di genitori. Non devono rinunciare all'autorità. Ho detto autorità, non autoritarismo. Ecco perché il rapporto spesso diventa difficile o quanto meno superficiale, occasionale, stereotipato.
La comprensione tra padre e figlio o figlia non deve diventare acquiescenza o una imperdonabile abdicazione, una irresponsabilità pericolosa.
Abbiamo bisogno per rinnovarci di uomini e donne diversi, di persone forti, liberi da condizionamenti, sicuri: saranno la sola grande fonte di ricchezza non surrogabile.


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